IL POTERE DELLA LEADERSHIP - Guidare un team con l’ispirazione

By:   |

Capo o leader, chi guida meglio un team di lavoro? Domanda retorica. Perché la risposta sta proprio nella differenza tra queste due figure distinte eppure sovrapponibili.

 
 visual soft skill leadership
 

Ma prima, hai visto il film Erin Brockovich? Beh, ci sarebbe piaciuto introdurre l’argomento citandone una battuta, perché la protagonista è la quintessenza della leadership naturale e autentica. Appunto, fin troppo autentica. Non ne abbiamo trovate senza parolacce… Ma se hai visto la pellicola concorderai che la sua storia trasuda carisma, determinazione, empatia e mostra come una soft skill così eccezionale come la leadership possa inaspettatamente appartenere a una persona priva di titoli e autorità, quindi apparentemente ordinaria. 

Ma facciamo un salto in ambito scientifico. La leadership ha radici profonde nell’evoluzione umana. Già nei primi gruppi sociali c’erano figure che assumevano ruoli guida per la loro capacità di influenzare e motivare gli altri, ma anche di trasmettere conoscenze e abilità. Sin dall’età della pietra il ruolo del leader era vitale per la sopravvivenza del gruppo e in sua assenza sarebbe stato suscettibile al caos e alla disorganizzazione, rischiando di disgregarsi e compromettendo la sicurezza e il benessere dei suoi membri.

Inoltre se gli uomini non avessero imparato ad agire in gruppo, dividendosi i compiti, proteggendosi a vicenda e perorando la causa comune, probabilmente avrebbero avuto meno chance in un ambiente ostile e competitivo com’era il mondo primitivo. Ma la cosa non è tanto diversa oggi, se pensiamo alla sfera delle big company.

Insomma, dal punto di vista biologico, certe caratteristiche – come la capacità di prendere decisioni rapide e l’intuito sociale – sono state selezionate nel corso del tempo, delineando ciò che oggi riconosciamo come qualità di un leader. 
“Un momento, starai pensando, dal punto di vista biologico”? Proprio così. La maggior parte delle qualità di leadership si sviluppano attraverso le interazioni con l’ambiente, esperienze che, nel corso dell’evoluzione, diventano parte del corredo genetico.

Ora possiamo ritornare alla questione iniziale, perché abbiamo capito che un leader ispira. Mentre un capo impone. Una differenza fondamentale che si riflette nel modo in cui questi individui interagiscono con il loro team. Mentre un capo potrebbe fare affidamento sull’autorità e sul potere, un vero leader usa la persuasione, l’ispirazione e l’empatia per guidare il gruppo verso il raggiungimento dell’obiettivo. Ovviamente ci sono casi in cui queste figure coincidono. 

Per rimanere nella dimensione cinematografica, Miranda Priestly, la temuta direttrice de Il diavolo veste Prada, è un esempio di capo in senso tradizionale. Autoritaria, esigente e spesso insensibile, impone le sue decisioni senza considerare i sentimenti o le opinioni dei suoi sottoposti. Il suo modo di agire non incoraggia la crescita o il benessere dei dipendenti.
Nello stesso film, invece, lo stile di leadership di Nigel, il direttore artistico, è più incentrato sulla guida e sul supporto, mostrando comprensione e un approccio empatico verso i colleghi. Sebbene faccia di tutto per nasconderlo.

Bene, sarebbe piacevole continuare a dissertare di cinema (anche perché, con la scusa, chi scrive ha colto l’occasione per rivedere qualche scena cult su YouTube) ma è il momento di parlare di come si sviluppa e si manifesta la leadership nel contesto professionale.
Nell’ambito lavorativo, questa soft skill va oltre il semplice gestire un team. Si tratta di creare una visione, ispirare fiducia e motivare i membri della squadra a superare i loro limiti. Una leadership efficace si traduce in un incremento della produttività, nell’innovazione e in un miglior clima lavorativo. È l’abilità di dare forma a un ecosistema in cui ognuno può prosperare e contribuire al meglio delle proprie capacità. Fin qui tutto chiaro. Ma come si comporta un bravo leader? 

Innanzi tutto motiva i suoi collaboratori, ispirando un senso di scopo e appartenenza. I lavoratori motivati sono più produttivi, perché si sentono valorizzati e parte integrante del successo dell’azienda. Perciò delega e dà fiducia, responsabilizzando e rendendo autonomi i dipendenti. 
Poi incoraggia la creatività, creando occasioni in cui il rischio è controllato. Questo permette di sperimentare e proporre idee nuove. A questo proposito, valorizza diverse prospettive e incoraggia il pensiero critico all’interno del team.  
Di conseguenza predilige una comunicazione positiva e trasparente, che aiuta a creare un’atmosfera di apertura e fiducia, in cui condividere punti di vista e preoccupazioni. Quindi riconosce e apprezza gli sforzi altrui, aumentando la soddisfazione e incentivando l’impegno. 

Ma un bravo manager, se vuole esercitare una leadership efficace, non deve mantenere un atteggiamento assertivo a tutti i costi. Anzi, deve saper gestire e risolvere i conflitti in maniera costruttiva, evitando che si creino tensioni e disarmonie nel team. Non deve mai perdere di vista il fatto che ci può essere coesione e benessere solo in un ambiente in cui i problemi possono essere discussi apertamente e risolti in modo collaborativo.

Quanto detto finora è confermato da numerosi studi psicologici e sociologici che hanno dimostrato come le abilità di leadership influenzino positivamente non solo le prestazioni individuali ma anche quelle del team. La stessa Google ha condotto una ricerca (lunga 10 anni), nota come “Progetto Oxygen”, che ha dimostrato come i team guidati da manager come quelli che abbiamo descritto avevano prestazioni migliori, maggiore soddisfazione e minor turnover. 

Sono parecchi anche i casi tratti dalle realtà aziendali che provano come una leadership efficace possa trasformare intere organizzazioni, portandole al successo. Quando Satya Nadella è stato eletto CEO di Microsoft, nel 2014, ha introdotto una nuova filosofia di leadership incentrata sulla crescita e sull’apprendimento. Sotto la sua guida, Microsoft ha registrato un notevole incremento della capitalizzazione di mercato e ha rinnovato la sua cultura aziendale, ponendo l’accento sulla collaborazione e l’innovazione. I risultati del suo approccio sono noti a tutti.

Arrivati fin qui, è facile intuire che uno degli obiettivi principali di ogni azienda con grandi aspirazioni è assicurarsi che ogni team di lavoro sia guidato dalla persona giusta. Ma come insegna il caso di Erin Brockovich – tanto quello nella finzione quanto quello reale – un buon leader si può nascondere sotto le spoglie di un individuo comune. 
Per fortuna, l’introduzione della gamification nei processi aziendali può essere un potente strumento per mettere in luce e sviluppare le qualità di leadership. Attraverso attività ludiche e sfide, infatti, i leader possono emergere, mostrando le loro capacità in uno scenario dinamico e stimolante.
È a questo punto che entriamo in gioco noi di Artémat con i nostri Business Game, che offrono agli HR uno strumento di assessment unico per individuare, valutare e potenziare la leadership. Approfondiamo un po’ il discorso, per spiegare quali sono i benefici di un approccio innovativo di questo genere. 

I Business Game sono role play che simulano situazioni di lavoro realistiche, spesso cariche di stress e conflitti, permettendo ai partecipanti di dimostrare le loro capacità in un contesto pratico ma sicuro e controllato. In contesti come questi, alcuni candidati emergono naturalmente come leader, prendendo l’iniziativa, polarizzando le discussioni e guidando il gruppo verso un obiettivo comune. Questi momenti offrono agli HR l’opportunità di identificare chi possiede qualità di leadership naturali. 

Ma osservare in tempo reale i partecipanti alle prese con dinamiche emotive complesse è anche il contesto ideale per individuare i leader potenziali. Cioè quegli individui che, col giusto training, possono risvegliare la loro capacità latente, svilupparla e affinarla, imparando a gestire situazioni sempre più difficili, comunicare efficacemente e motivare i propri team.
Ed è anche in campo formativo che i Business Game si rivelano strumenti dalla straordinaria efficacia. Dopo un role play, infatti, spesso si svolge un debriefing durante il quale i partecipanti riflettono sulle loro azioni e ricevono feedback. Questo processo aiuta a riflettere criticamente sul proprio comportamento, tappa importante nel percorso di ogni leader, che implica l’apprendimento continuo e l’adattamento.

In conclusione, la leadership è una tessitura complessa di virtù, intuizioni e capacità di ispirare e motivare. Come abbiamo esplorato attraverso esempi concreti e ricerche scientifiche, un leader efficace non è solo colui che dirige, ma è anche un catalizzatore di potenziale, un costruttore di visioni e un facilitatore di crescita personale e professionale. In questo contesto, i nostri Business Game rappresentano uno strumento rivoluzionario, non solo per identificare i leader nascosti, ma anche per affinare e sviluppare le loro capacità. Come ci insegna la storia di Erin Brockovich, sia nella finzione che nella realtà, un grande leader può emergere dalle situazioni più inaspettate, trasformando ogni sfida in una trionfale storia di successo. Noi ci impegniamo costantemente a svelare e coltivare questi talenti nascosti, guidando le aziende verso un futuro in cui la leadership è non solo riconosciuta, ma celebrata come la chiave per un ambiente lavorativo più dinamico, innovativo e umanamente ricco
.